giovedì 3 maggio 2018

Fran

Fran. Qualcosa che accade all'improvviso e non ti aspetti. Qualcosa che ti lascia senza fiato
facendoti boccheggiare come un pesce fuor d'acqua. Qualcosa che fino a quel momento c'era
e poi scompare, così, senza una ragione. È una certezza che si trasforma in dubbio, una
giornata di sole che viene coperta da una densa massa di nebbia impedendoti di vedere poco
più avanti del tuo naso.
Fran. Come quando vedi tuo padre su un letto d'ospedale e non sai a cosa pensare.
Ero piccola a quel tempo, ma non lo scorderò mai. Le calde giornate di luglio 2010 sembrano
palpabili nei miei ricordi: la gente che stava male al solo pensiero di uscire di casa e noi
bambini che non riuscivamo a stare fermi nonostante l'afa asfissiante. Tuttavia, io e la mia
famiglia ci stavamo godendo l'estate nella solita casa in affitto di Cattolica. E non c'era nulla
che non andasse, voglio dire, le cose procedevano come sempre: io, mamma, papà, i nonni e
la spiaggia. Il solito.
Però qualcosa era cambiato: mio padre non era lo stesso, stava male e per quanto fossi stata
sveglia non riuscivo a capirlo. Ricordo solo che un giorno abbiamo ricevuto una chiamata
dall'ospedale e siamo partiti in fretta e furia, avevo ancora il costume indosso quando ero
salita in macchina. Qualche giorno dopo mia madre mi ha letteralmente scaricato dalla nonna
e sarò rimasta in casa sua per circa una settimana. Sentivo tutte le mattine mia madre, ma per
me era troppo poco. Mi chiedevo cosa stesse succedendo, ingenuamente pensavo che avessi
combinato qualcosa di sbagliato e che mi avessero lasciato lì apposta, ma non potevo sapere
che mio padre era in pericolo di vita e che mia madre cercava di stargli il più vicino possibile.
Poi finalmente la mamma è ritornata e insieme siamo andate da papà. Mi sono spaventata
quando sono entrata in ospedale, non perché pensassi che fosse successo qualcosa di serio,
ma perché gli ospedali non mi sono mai piaciuti. Ed è stato quando ho visto mio padre su
quel maledetto letto che il mondo mi è cascato addosso.  Fran. Il volto dolorante, la flebo
attaccata al braccio, la tendina di quell'orrendo verde acqua che separava i letti dei pazienti.
Fran. Sono rimasta ferma per qualche minuto. Attonita. Non sapevo cosa pensare.
Sono andata ad abbracciare mio padre ed ho iniziato a fare domande. "Calcolo renale..." mi
hanno detto. Per me erano ancora dei paroloni, ma avevo capito che c'era qualcosa di più
grave. Fran. Lui, che è sempre stato il mio eroe, grande e forte, lì, pallido e debole a patire su
un letto d'ospedale. Ma quando sentivo che il mio cuore stava per scoppiare, mia madre mi ha
detto che era già tutto finito, papà era già stato operato ed era guarito. Piangevo. Non saprei
dire se per la gioia che tutto si fosse   risolto  o  se  per la  tristezza  di  vedere  mio padre
sofferente, ma per quanto fossi stata piccola, il fran si era fatto sentire, e non poco

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